Abitazione di Alexei Vazhin.

È più che notte fonda quando l’uomo rientra in un luogo che in effetti non ha visitato molto spesso nel recente passato, casa sua. Ha provato tutti i canali a sua disposizione, tranne quelli illegali (avrebbe potuto usare anche quelli, ma non scende ancora così in basso), e ne ha ricavato solo un dossier di poche pagine. Tale è la sua esasperazione in questo momento che non si accorge di un particolare che, in altri tempi, non gli sarebbe sfuggito.
Poche pagine. Le legge una prima volta, non trovandovi nulla di particolare. Vladimir Menikov è veramente l’uomo venuto dai bassifondi che si è fatto largo a spintoni tra le mille difficoltà che ha incontrato lungo il percorso, fino ad arrivare alla posizione che occupa ora. Vazhin rimane intrigato (e prova anche molta invidia) nel leggere la sfilza di nomi a cui Menikov ha reso i suoi servigi. Eppure, anche se indagini più approfondite saranno necessarie, nessuna macchia sul suo curriculum.
Vazhin non ci crede, neanche per un istante. Una persona non arriva a occupare quella posizione di potere senza sporcarsi un po’ le mani, lui lo sa bene. Così rilegge il dossier fornitogli da Brevlov una seconda volta. E lo nota, un particolare che prima gli era sfuggito. Nota l’università di scienze politiche presso cui Menikov ha studiato: l’università del Sacro Cuore di San Pietroburgo.
San Pietroburgo, dodici anni fa. San Pietroburgo… Incredibile, c’è una persona poco raccomandabile che Menikov ha conosciuto. Quella persona è… Alexei Vazhin!

LA RIVOLUZIONE DI OTTOBRE - PARTE 5
di FABIO VOLINO
Editor: GIUSEPPE FELICI

 

Poco fuori Volvograd. 26 ottobre.

Shatalov afferra Bukharin e vola via, impedendo che entrambi vengano colpiti da un raggio dell’Unicorno.
“Maledetti!” grida il criminale “Mi avevate promesso che mi avreste lasciato in pace! Andatevene via!”.
“Ma non può essere Masaryk” dice Shatalov “Lui… è morto. Ho anche cercato tracce di lui quando ho rifondato i Remont 4… ma senza successo”.
“Si vede che non hai cercato bene” ribatte Bukharin “Puoi ringraziare Vazhin per questo regalo: ha tenuto lui segregato Masaryk per tutti questi anni, commettendo atto di tradimento verso la nostra patria. Purtroppo non abbiamo le prove per condannarlo… o forse sì”.
“Intendi l’Unicorno? E come fermiamo quel pazzo scatenato?”.
“Shatalov, ora ti dirò una frase banale, ma devi fidarti di me. Devi distrarlo abbastanza da permettermi di avvicinarmi a lui. Non devi ferirlo o ucciderlo”.
“Io posso anche fidarmi di te, Bukharin. Il problema è che non so se riuscirò a farcela… parliamo di uno che ha messo in difficoltà Iron Man”.
“Pensavo ti ritenessi superiore agli ‘sciocchi americani’”.
Shatalov risponde alla provocazione e dice:”Ah sì, guarda un po’ qui!”.
Si alza in volo e comincia a lanciare dei raggi di energia attorno al terreno dove si trova l’Unicorno. Il criminale non viene colpito direttamente, ma i detriti che ne derivano da un lato disturbano la sua concentrazione, dall’altro non fanno altro che alimentare la sua rabbia. Così si libera di quei detriti con uno dei suoi raggi, che va a colpire anche Shatalov, la cui armatura ora è gravemente compromessa.
Caduto a terra, Shatalov è dolorante e non si rialzerà tanto presto. Va da sé che l’Unicorno non vuole dargli tutto questo tempo.
“Ora te la faccio pagare!”.
Sta per sparare un altro raggio di energia, ma in quel momento Bukharin lo sorprende alle spalle e gli piazza uno strano casco sopra la testa. Col risultato che quando l’Unicorno spara, lancia un urlo di dolore, c’è un bagliore accecante, poi sviene.
“Che dici, Shatalov?” esclama Bukharin “Una tremenda ondata di potere, non trovi?”.

Kiev.

Katrina Bulikova si materializza in una zona malfamata della città. Le persone che incontra sulla sua strada, sia malfattori che povera gente, si fanno da parte di fronte al suo incedere. Soprattutto è il suo aspetto inumano che li terrorizza e quel volto dagli occhi di ghiaccio, quel volto che ha solo una parvenza di umanità: l’oscurità prevale.
Katrina si ferma. “Quindi adesso i covi dei criminali del ventunesimo secolo sono i bar?” esclama. Poi, senza esitare ulteriormente, entra nel locale. Davanti a lei c’è un’ampia sala quadrata e poco più avanti un bancone che si estende da parete a parete. Il suo obiettivo è lì, a bere qualcosa, ma è circondato da decine di guardie del corpo, che si voltano ad osservare Katrina Bulikova. Qualcuno si porta la mano alla cintola, altri rimangono incerti sul da farsi.
“Avanti, forza” dice la donna “Sparate, so che morite dalla voglia di farlo. Ed io… non vedo l’ora che lo facciate per farvi ingoiare tutti i proiettili”.
I mafiosi rispondono alla provocazione sparando decine di colpi, ma ad un tratto si bloccano quando capiscono che nessuno è giunto a destinazione. Tutti i proiettili sono fermi a mezz’aria, bloccati da una strana materia oscura.
“Oh sì” esclama un’estasiata Katrina “Questa è la parte che preferisco”.
I proiettili, al doppio della loro velocità originaria, tornano al loro luogo di partenza. Quel che rimane dei criminali dopo questo massacro non è decisamente bello da vedere. Rimane solo il loro capo, che però non pare essere rimasto troppo sconvolto. Forse perché lui è un vero esperto di massacri.
“Mi faresti il piacere di voltarti, Arkady Rossovich?” chiede la donna.
Lui la accontenta. “Ti riconosco” dice “Sì, mi ricordo di te, durante quel marasma con i miei confratelli c’eri anche tu. Che ti è successo al volto? Sembri un cadavere”.
“Tu vieni con me ora, Omega Red. E gli unici cadaveri sono quelli degli altri componenti dell’Esercito dei Red”.
Il criminale scoppia a ridere. “Non sono affatto morti. E presto scateneranno tutta la loro rabbia contro questa patria che li ha traditi. E sono molto arrabbiati”.
“Allora vorrà dire che sarai tu stesso a combatterli”.
Omega Red decide di non replicare ulteriormente e con le sue spire blocca Katrina Bulikova, la quale rimane impassibile. “Dai, mostra un po’ di fegato” la esorta lei “Stringi, spezzami le ossa”.
“Sei forse impazzita?”.
“Ti sembra che abbia la faccia da pazza?”.
In tutta verità, Omega Red vorrebbe rispondere di sì, ma si limita a premere e… le sue spire attraversano il corpo oscuro di Katrina, che un istante diviene eterea come l’aria prima di ricomporre la sua forma energetica.
“Ma cosa…?”.
Il maglio di forza oscura che colpisce il criminale una frazione di secondo dopo è sufficiente a stenderlo. Tuttavia Katrina non ha ancora finito: gli è subito accanto, posa le sue mani sulla testa di Arkady Rossovich e, dopo un suo grido di dolore, anche lui cade preda della donna.
“Le tue spire al carbonadio sono davvero straordinarie, Rossovich” dice Katrina “Possono praticamente parare qualsiasi attacco. Ma noi faremo sì che possano anche rispedire quell’attacco al mittente. E da ora in poi sarai noto come Vanguard”.

Vicino al confine russo-cinese.

Grazie a un telefono satellitare, Emil Blonsky riesce a mettersi in comunicazione con una persona indicatagli da Bruce Banner.
“Non voglio fartene una colpa” dice Leonard Samson “Ma qui negli Stati Uniti è notte fonda”.
“Vedila come una seduta straordinaria” ribatte Blonsky.
“Non pagata. Bruce mi ha detto che c’è una cosa di cui mi vuoi parlare”.
“Banner ti avrà anche detto che al momento sono nella mia forma umana. Divento Abominio solo in situazioni di forte stress”.
“Ehi, proprio come…”.
“Sì, lo so, come Banner. Devo smettere di ripeterlo. Comunque, una volta che sono tornato umano ho avuto questa visione, così reale. Di me prigioniero, mentre un orientale che non capisco se sia giapponese o cinese, mi tortura. Ecco, io sono certo che questo sia un episodio che ho davvero vissuto in passato. Eppure me ne ero scordato… come mai?”.
“Perché la tua mente ha deciso di cancellare quel ricordo”.
“Ma quando ero Abominio ricordavo perfettamente la mia vita passata”.
“Mi spiego meglio. Emil Blonsky è un soldato abile ed una spia, ma è un essere umano. Abominio è un colosso di giada indistruttibile. Quando è avvenuta la trasformazione e questa si è rivelata duratura, la tua mente non ha potuto accettare che il tuo corpo avesse subito una violenza. E così la tua mente è intervenuta su quel ricordo, seppellendolo in profondità nel tuo subconscio, fino a quando non è riemerso nell’istante in cui il tuo corpo è tornato ad essere fragile”.
“Penso di aver capito” dice Blonsky “E allo stesso tempo di non aver capito niente”.
“Le sedute psichiatriche a distanza, e a notte fonda, presentano questo svantaggio. Prenoto subito un aereo per venire lì da te”.
“Hai davvero molta fretta”.
“Sì, Blonsky, perché finora la tua mente non ha ancora ceduto al trauma dell’aver rivissuto questo ricordo. Ma c’è questo serio rischio e bisogna intervenire… il prima possibile”.
“Altrimenti?”.
“Altrimenti Abominio potrebbe decidere che i piccoli umani devono lasciarlo in pace”.

Mosca. Nuova base della Guardia d’Inverno. 27 ottobre.

Lontano dai centri abitati, si erge un quartier generale recintato tutt’intorno e pesantemente sorvegliato. Un tempo era una base di appoggio del F.S.B., ma Menikov ha chiesto e ottenuto che venisse riassegnata al suo progetto, cosa che il Primo Ministro gli ha concesso più che volentieri.
A colloquio col Dr. Orekhov, l’uomo è di fronte ai due supersoldati catturati in Siberia, Alpha e Zeta Red, ora bloccati contro una parete da manette inibitorie.
“Hanno detto qualcosa?” chiede Menikov.
“Neanche una parola” risponde Orekhov “Ho avuto modo di leggere i loro dossier. A dire il vero, dopo tutto quel periodo passato in stasi, non mi stupirei se avessero perso la facoltà di parlare… o semplicemente sia sepolta da qualche parte nel loro cervello”.
“Del resto non tutti possono essere Capitan America, vero?” ribatte Menikov. Poi guarda i due supersoldati. “Che ne facciamo di loro? Cosa sappiamo?”.
“Ci sono davvero pochissimi dati sui componenti dell’Esercito dei Red, molto è andato perso quando hanno affrontato la Guardia d’Inverno… l’altra Guardia d’Inverno. Tuttavia di questi due conosciamo l’identità: Alpha Red si chiama Vasiliy Kandinski, mentre Zeta Red Igor Mobilov”.
“Conosciamo anche i loro crimini?”.
“Alpha è stato incarcerato per pedofilia, mentre Zeta era un soldato che ha disertato”.
Menikov appare interessato. “Un soldato?”. Orekhov annuisce.
Menikov va a chiedere in prestito una pistola ad una guardia, la ottiene, ritorna e poi, come se per lui fosse la cosa più naturale del mondo, scarica l’intero caricatore contro Alpha, il quale gli aveva fatto il piacere di morire già dopo essere stato colpito dal primo proiettile. Sangue schizza da tutte le parti, ma Menikov sta ben attento a non farsi prendere, Orekhov invece non è altrettanto abile.
“Ma… ma perché?” esclama lo scienziato, sconvolto.
“Un pedofilo? Non meritava di vivere un secondo di più” è la calma risposta di Menikov.
“Ma… lei lo ha ucciso, senza un processo, senza una condanna”. Orekhov non può fare a meno di notare quanto il tutto sia surreale, con lui paladino dei valori della giustizia.
“Non ho ucciso nessuno, invece. Tutti i componenti dell’Esercito dei Red risultano legalmente morti, non si ammazza un fantasma. Portate Zeta Red in isolamento, per ora: un soldato può sempre servire la causa di questo paese”.
Le altre guardie intervengono, eseguendo gli ordini senza esitare. Orekhov rimane lì ad osservare il tutto. Di certo gli hanno fatto qualcosa quando lo hanno graziato, gli avranno inserito qualcosa nel sangue o nel corpo, che lo ucciderà nel caso tentasse di fuggire. In quale situazione da incubo è finito?

Leitkov.

Ursa Major è stato lasciato in un bosco vicino, poiché la sua presenza avrebbe attirato troppa attenzione. Tigre Siberiana ha protestato un attimo, ma Stella Nera lo ha rapidamente calmato. Ed ora loro due, insieme a Blonsky, Vanguard e al Guardiano Rosso, in abiti civili ispezionano senza attirare troppo l’attenzione le strade di questa città. Anonima, troppo anonima, come può essere il covo di una spietata mente criminale?
Laynia e Nikolai osservano il Guardiano, per la prima volta senza maschera. Di nuovo qualcosa di familiare riecheggia nelle loro menti, senza che però un nome preciso emerga. Inoltre sembra che questo Guardiano abbia subito qualche intervento di chirurgia ricostruttiva facciale, sul suo volto infatti si notano alcuni segni e cuciture.
“Continuare a fissare me non vi servirà a nulla” dice il Guardiano Rosso, creando imbarazzo nei due fratelli “Concentratevi sull’ambiente intorno a voi, non notate nulla di strano?”.
Laynia e Nikolai fanno quanto richiesto e vedono solo della gente che cammina e entra ed esce dai negozi.
“Vi dico io cosa non riuscite a vedere” continua il Guardiano Rosso “Non vedete la paura di queste persone, di come ogni tanto si guardino alle spalle o misurino ogni loro passo. Significa che qualcuno li stringe in una morsa di paura, questo qualcuno non ci metterà molto ad accorgersi di noi. Stella Nera, sguinzaglia il nostro segugio”.
“Mostra un po’ di rispetto” protesta l’eroina “Lui è un essere umano”.
“Se lo dici tu…” conclude il Guardiano Rosso iniziando a camminare.

Nuova base della Guardia d’Inverno.

Vladimir Menikov si china ad osservare la figura impotente di Gremlin, ammanettato ad una sedia d’acciaio, la sua testa bloccata da una fascia metallica.
“Tutto quello che abbiamo è un nome in codice?” chiede Menikov al Dr. Orekhov “Gremlin?”.
“Abbiamo anche un nome, dopotutto costui è stato un agente governativo” risponde lo scienziato “Il suo vero nome è Yuri Topolov II, è il figlio della spia Gargoyle, che portava lo stesso nome”.
“Quel nome non significa più nulla per me” ribatte Gremlin.
“Molto strano, questo” lo contraddice Menikov “Visto quanto ti sei dato da fare per vendicare la memoria di tuo padre. E per questo ti sei guadagnato il mio rispetto, di questo puoi esserne certo. Altrimenti, e il qui presente dr. Orekhov può giurarlo, saresti già una macchia di sangue sul pavimento”.
“Se mi rispetti così tanto, lasciami libero”.
“Eh, temo che non possa essere così semplice. Dopotutto ti sei reso complice di un tentativo di colpo di stato, non possiamo passarci sopra come se nulla fosse. Dimmi, hai mai sentito parlare del progetto MK-Ultra?”.
“Tutti sanno cosa sia, con quel progetto il KGB cercò di sfruttare i presunti latenti poteri telepatici di alcuni russi. Il risultato fu una pila di cadaveri”.
“Perché il progetto era alle fasi di studio… tuttavia su qualcuno funzionò. Solo che l’establishment dell’epoca non gradiva molto le persone di potere, minavano la loro base di potere. E così nacque quella pila di cadaveri”.
“Di cui io ora diventerò parte, immagino”.
“Niente affatto. Tu stai per divenire parte di un grande progetto. MK-Ultra voleva sviluppare le capacità mentali delle persone comuni, per renderle tutte dei grandi strateghi, capaci di vincere con la mente le sfide più insidiose. E qui davanti a me ho una delle menti più brillanti del pianeta: immagina cosa una simile mente potrebbe rendere alla mia causa”.
“Non sono il servo di nessuno”.
“Sarai il fedele servo di questo paese. Dr. Orekhov, cominci pure”.
Lo scienziato attiva il macchinario presente alle spalle di Gremlin. Non ci sono scosse elettriche o crepitii, però insolita energia comincia a scorrere e più volte Gremlin sobbalza sulla sua sedia, ma le manette gli impediscono di muoversi troppo. Il processo dura un paio di minuti, ma per il figlio del primo Gargoyle sono durati due secoli.
Alla fine Gremlin china il capo e rimane immobile. Menikov fa avvicinare a lui un dottore, che gli sente il polso. “C’è ancora battito” dice costui.
“Dr. Orekhov?” chiede poi Menikov.
“L’attività cerebrale è ancora presente” è la risposta “Anzi, è decisamente aumentata”.
“Molto bene, chiamiamo Katrina Bulikova perché metta Gremlin al nostro servizio. Anzi, abbiamo ora al nostro servizio qualcuno in grado di processare migliaia di dati in pochi attimi, un vero e proprio computer umano. Gremlin è ora diventato Vostok”.

Leitkov.

I componenti della Guardia d’Inverno seguono Tigre Siberiana, che col suo olfatto ipersviluppato porta gli eroi sempre più vicini al loro obiettivo, all’uomo che fin dall’inizio ha tirato le fila del mancato colpo di stato il cui primo iniziatore fu Yuri Stalyenko.
Tuttavia colui che stanno cercando non intende affatto nascondersi, anzi. L’arrivo degli eroi non è passato inosservato. Sapeva che si sarebbe giunti a questo momento: a dire il vero lo aspettava da tempo.
Un uomo gracile esce da un angolo e si piazza in mezzo alla strada. I pochi passanti presenti sulla scena fuggono immediatamente, presagendo quel che sta per accadere. La Guardia d’Inverno osserva il suo insolito nemico, che con una replica del costume e dello scudo di Capitan America appare ai loro occhi ancora più ridicolo. Per tutti è un signor nessuno, per tutti tranne che per uno.
“So chi sei!” esclama il Guardiano Rosso “Lyle Dekker, una spia nazista!”.
Stella Nera e Vanguard sono sempre più sorpresi. Quest’uomo non sa chi sia Abominio, ma conosce benissimo un ignoto nazista?
“Prima di tutto” dice Dekker “Voglio che sappiate che ho fatto questo per rivalsa contro il vostro paese, per come avete sfidato il Reich. Ma voglio che sappiate anche che fino a qualche anno fa non avrei mosso un dito: pensavo di essere guarito, pensavo che Zola ce l’avesse fatta e mi avesse fatto tornare umano. Invece no, sono ancora un mostro, con le fattezze del mio più odiato nemico. Questo mi ha portato a compiere forse dei gesti sconsiderati e a liberare altri mostri in giro per il vostro paese… ma devo ammettere che non mi pento di nulla”.
Lyle Dekker indossa la maschera di Capitan America e improvvisamente qualcosa accade. Il suo corpo cresce, cresce a dismisura e i suoi muscoli si gonfiano. Finché alla fine la Guardia d’Inverno si ritrova di fronte a un Capitan America alto sei metri.
“Attaccatelo con tutto quello che avete!” ordina il Guardiano Rosso.
“Sì, eroi, venite da me” dice l’abominio noto come Ameridroide “Venite, così che possa uccidervi tutti”.

Note: La mia ultima trama per la prima saga di The Others dedicata alla Guardia d'Inverno prevedeva come nemico un signore della malavita russo, il quale immetteva sul mercato nero armi ipertecnologiche sottratte ad AIM e HYDRA, con conseguenti problemi per l'estabilishment russo. Sarebbe stata una saga incentrata sui vari Guardiani, si sarebbe scoperto che il padre di questo malavitoso aveva ucciso l'originale Guardiano Rosso e alla fine (non ricordo esattamente come) l'allora Guardiano Rosso di nome Granitsky avrebbe sostituito il Guardiano d'Acciaio.
In realtà la mia idea era di far uscire dal team i suoi vari componenti, per sostituirli con altri. Come intuibile, Stella Nera sarebbe stata sostituita da Katrina Bulikova, Shatalov avrebbe assunto l'alias di Airstrike al posto di Bukharin, Vanguard si sarebbe ritirato a vita privata con Nadia Dornova (una relazione iniziata da Carlo Monni, curiosità), Ursa Major si sarebbe riunito a Laynia nella Forza Oscura, mentre per Powersurge e Vostok... beh, il primo paragrafo di questa nuova saga ha già detto tutto. Infine ci sarebbero stati nuovi ingressi come Elena Ivanova. Come avete potuto vedere, non ho deciso di abbandonare del tutto questa trama... anche se lo svolgimento è stato decisamente diverso... ma lo vedremo dopo.
Un soggetto di questa storia lo stesi anche, ma era molto scarno (poche righe), non come gli altri. Poco tempo dopo mi presi il mio anno sabbatico durato un triennio (forse anche un quadriennio) e sinceramente non mi preoccupai più della cosa... quando ancora credevo che la vita avesse delle certezze ero convinto che non avrei mai più scritto per MarvelIT.
Ma andandomene c'era un piccolo macello rimasto in sospeso e qualcuno decise di risolverlo. Paradossalmente, fu una delle molle che causò il mio ritorno.

Francamente... CONTINUA